D, n. 8
Antifonario
Antifonario per il Proprio del tempo dalla prima domenica di Settuagesima al sabato precedente la prima domenica di Quaresima, una parte per il Comune dei santi, le antifone per la Vergine, per i santi Pietro e Paolo, per il Natale, per san Zanobi, per la Trinità, altri canti e testi

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Caratteristiche codicologiche

Segnatura: D, n. 8

Segnatura vecchia: D

Segnatura 1952: n. 8

Data: 1508 - 1526 (documentazione)

Provenienza: Duomo

Materiale: membranaceo

Misure: mm 717 x 523

Carte: cc. IV + 187 + IV’ (carte di guardia: I-III, II'-IV' cartacee moderne; IV, I' membranacee antiche numerate 1 e 190)

Numerazione: antica a inchiostro nero in cifre romane di modulo piccolo al centro del margine esterno; moderna a matita in cifre arabe

Fascicolazione: 1 (8), 2 (6), 3-4 (7), 5 (8), 6 (3), 7 (7), 8 (6), 9 (8), 10 (8), 11 (4), 12 (7), 13 (8), 14 (4), 15 (6), 16 (8), 17 (6), 18 (10), 19 (7), 20-22 (8), 23 (7), 24-26 (8), 27 (5)

Specchio scrittura: mm 82 [485] 150 x 86 [9/289/10] 129; rr. 24/ll. 4 + 4 tetragrammi

Notazione musicale: quadrata nera su tetragramma rosso

Scrittura

Littera textualis di una sola mano (cc. 2r-189v); presenza di una seconda mano di epoca successiva (cc. 43r-43v, 65r-65v, 93r, 95r-95v, 98r-98v, 183r-189v)

Legatura

mm 756 x 555 x 115; di restauro; assi rivestite in cuoio marrone, 6 nervi sul dorso

Restauri

Data: 12 novembre 1966 - dicembre 1969

Laboratorio: Istituto Restauro del Libro della Città del Vaticano

Note:

Arresto del processo di decomposizione; gli interventi risultarono insufficienti per la salvaguardia del Corale.

Data: 15 dicembre 1969 - 28 maggio 1975

Laboratorio: Istituto per la Patologia del Libro "Alfonso Gallo" di Roma

Note:

Al momento del restauro, finanziato dallo Stato, il codice presentava danni rilevanti alle legature (rigonfiamenti, rottura di assi, distacco e perdita parziale di alcune coperte), gravissime ondulazioni, deformazioni ed irrigidimento delle pergamene, diffuso attacco di microrganismi sulle legature e sui fogli, sbiadimento e dilavamento dei colori, distacco dei colori dai fogli originali e loro passaggio agli interfogli, incollamento dei fogli originali sugli interfogli. Durante l'intervento, eseguito presso l'Istituto per la Patologia del Libro, si rese necessario il distacco delle carte dalle legature e la pulitura delle medesime; la deumidificazione, la disinfezione a causa degli attacchi da microrganismi. Inotre venne effettuato lo sbloccaggio manuale delle carte e l'asportazione dei fogli che erano stati frapposti tra le carte e che, in molti punti, erano incollati alla pergamena; venne inoltre effettuato il lavaggio in alcool etilico puro, lo stiramento, il risarcimento delle parti mancanti e un leggero, graduale spianamento. Infine, si procedette alla sostituzione della legatura preesistente, ormai inadatta e appesantita da borchie non coeve, con una nuova in piena pelle di capra con cuciture su doppi nervi, con i capitelli cuciti al libro in spago naturale e i piatti in legno compensato di faggio evaporato.

Stato di conservazione

Buono stato di conservazione; restaurato perché parzialmente danneggiato in seguito all'alluvione del 1966

Descrizione interna

Miniatura di pennello:

4 iniziali istoriate

3 iniziali figurate

7 iniziali decorate

Miniatura di penna:

255 iniziali filigranate medie

6 iniziali filigranate piccole

Le iniziali istoriate e le figurate sono caratterizzate dal campo in foglia d’oro, il corpo è decorato con foglie lanceolate che vanno a formare un fregio marginale decorato con bottoncini dorati.

Le iniziali decorate fogliate sono tutte caudate (es. M a c. 25v di mm 130 x 125; mm 330 x 160 con i fregi), hanno il campo in foglia d’oro, il corpo decorato con fregetti bianchi e gialli e con foglie lanceolate azzurre, verdi e rosa che vanno a formare un breve coda con bottoncini dorati. Il fondo, nella maggior parte dei casi, è stato ridipinto in epoca successiva e decorato con fregi e fiori.

Le iniziali filigranate (es. I a c. 158r di mm 135 x 90) hanno il corpo fesso azzurro o rosso con decorazioni floreali, il fondo e il campo hanno il colore alternato con decorazioni geometriche e fitomorfe stilizzate; alcune presentano fregi, clipei o decorazioni diamantate; 5 di esse sono figurate e 13 decorate.

9 iniziali filigranate sono successive, altre forse ritoccate, es. alle cc. 183v-189v.

Le iniziali filigranate piccole (es. T a c. 181v di mm 57 x 52; mm 220 x 85 con i fregi) hanno le code ad inchiostro decorate con fiorellini.

Lettere grosse in inchiostro nero. 

Contenuto liturgico:

Il codice contiene l’Antifonario per il Proprio del Tempo dalla prima Domenica di Settuagesima al Sabato avanti la prima domenica di Quaresima (cc. 2r-170v), il Comune dei santi (cc. 171r-176r), le antifone per la Vergine (cc. 176r-177r), per i santi Pietro e Paolo (c. 177r-177v), per il Natale (cc. 177v-178v), san Zanobi (c. 178v-180v), la Trinità (cc. 180v-181v), altri canti e testi (cc. 181v-189v).

Notizie storico-critiche

Nell’Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera (1958, p. 8) il manoscritto è datato al XVI secolo e le miniature sono attribuite a Monte di Giovanni (Milanesi 1850, p. 196; D’Ancona 1914, pp. 686-687 n. 1415).

Il codice fa parte del nuovo ed ultimo ciclo di quattordici Graduali e diciotto Antifonari commissionati dall’Opera del Duomo tra il 1508 e il 1526, tutti eseguiti dai più importanti artisti fiorentini e caratterizzati dalle grandi dimensioni e dalle pagine di ampio respiro, dal momento che sono presenti soltanto quattro tetragrammi e quattro righe di testo in ciascuna carta: di conseguenza, ogni volume include solo una breve parte dell’anno liturgico ma insieme ne costituiscono l’intero ciclo (Tacconi 2005, p. 175).

Tutti i cicli corali, o quanto di loro rimane ora conservato in Archivio, sono abbondantemente citati negli Inventari, in particolare nell'Inventario dei libri di coro del 1663 (AOSMF, V-3-39, pp. 19-20 n. 18; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 341-369), dove è data una breve descrizione dei contenuti e di tutte le iniziali miniate in ciascuno, l'Inventario del 1822 (AOSMF, XI-8-1, n. 4; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 373-376), dove ne vengono dati i contenuti e la segnatura in lettere che segue la successione all'interno dell'anno liturgico, e l'Inventario dei libri di coro del 1862 (AOSMF, XI-8-4; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 377-378) dove vengono proposte le attribuzioni ai soli miniatori cinquecenteschi. Per quanto riguarda l'Antifonario D n. 8, possiamo constatare che è ancora completo di tutte le iniziali miniate, che era inventariato come D e che l'attribuzione a Monte di Giovanni già nel 1862 faceva riferimento al Milanesi inoltre, in quell'anno, venne registrata la mancanza della carta 76. Il confronto tra l'attuale stato del manoscritto e le informazioni deducibili dagli Inventari mette in luce alcuni eventi che devono essersi succeduti nel corso della sua storia: il primo elemento discordante è la numerazione che, nello stato attuale, non corriponde più a quella indicata nell'Inventario del 1663, che probabilmente faceva invece riferimento a quella tutt'ora visibile in cifre romane alquanto lacunosa: infatti nello stesso Inventario sono segnate come mancanti le cc. 12, 13, 19, 30, 43, 45-49, 51, 54, 60, 65, 79, 86, 90, 91, 98, 112, 113, 125, 176. Dal punto di vista decorativo, alla c. 119v (vecchia numerazione) viene descritta una miniatura entro una lettera D con Dio Padre e Noè che però doveva essere altra rispetto a quella attuale che è datata 1860: la carta originale è stata probabilmente asportata e sostituita con una nuova carta sulla quale è stata riprodotta una miniatura con lo stesso soggetto della carta originale. Infatti, al tempo del Milanesi (1850, p. 196) era presente la miniatura originale alla c. 112v (vecchia numerazione) entro l'iniziale D con Dio Padre che annuncia il Diluvio universale a Noè e, entro due tondi nel fregio, Noè costruisce l'arca e Noè ripone gli animali nell'arca.

In questo codice compare lo stemma con l'Agnus Dei, simbolo dell'Arte della Lana, patrona dell'Opera del Duomo. Nel 1331, infatti, la cogestione comunale ed ecclesiastica assegnò all'Arte della Lana la responsabilità dell'Opera di Santa Maria del Fiore e, nel 1413, una Bolla papale garantì alla stessa Arte la gestione dei beni della sagrestia della Cattedrale; lo stemma diventa, così, un'inequivocabile testimonianza della provenienza del codice da Santa Maria del Fiore. Invece, la presenza del giglio e della croce del Popolo, anche nelle iniziali filigranate, fa parte del programma di glorificazione dei simboli civici, politici e religiosi della città di Firenze la cui massima espressione fu il rientro dall’esilio della famiglia Medici nel 1512 e l’elezione a papa di Leone X de’ Medici l’11 marzo 1513.

Nella pagina con le Storie di Adamo ed Eva (c. 3v) gli aggiornamenti di Monte sui risultati della contemporanea pittura su tavola e in affresco spaziano dalla cultura fiamminga, nella descrizione naturalistica dell'Eden che evoca quasi un arazzo nordico e nei personaggi principali ispirati alle due tavole di Durer al Prado, a Raffaello nel Peccato originale nella volta della Stanza della Segnatura, pressoché contemporanea, per il particolare del frutto proibito rappresentato come fico. Il miniatore, infatti sostituisce il consueto pomo della tradizione medievale occidentale che associava il frutto del melo, malum, alla parola che definiva il male, e aderisce a una cultura iconografica aggiornata sui più recenti studi di filologia biblica (Garzelli 1985, p. 318) aderenti a un'interpretazione tradizionale ebraica (Midrash) che faceva riferimento all'identificazione dell'albero della conoscenza con il fico poiché nella Genesi è scritto che, subito dopo aver disobbedito, Adamo ed Eva intrecciarono cinture per coprire le proprie nudità con le foglie di tale albero.

Nell'iniziale con le Storie di Abramo a c. 132r il miniatore preferisce l'ambientazione familiare alla crudeltà del sacrificio mettendo in primo piano le giovani figure dei tre angeli e regalando una quieta descrizione architettonica delle case e del paesaggio in cui è ambientata la scena. In particolare, la presenza di tre personaggi è un motivo ricorrente in Monte: i neofiti nella scena del Battesimo di Cristo a c. 4v dell'Antifonario C, n. 11 simboleggiano l'umanità (Garzelli 1985, pp. 318-319), i Magi a c. 1r dell'Antifonario C, n. 11, rappresentati in età diverse, simboleggiano le tre stagioni dell'uomo, i Tre angeli apparsi ad Abramo, in questo Antifonario, sono la figurazione delle tre persone rappresentanti il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Il codice risulta inventariato nelle schede OA della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze nel 1985 con il numero di catalogo 09/00161204. Nelle notizie storico-critiche è specificato il riferimento, ripreso dal Milanesi (1850), a un documento del 1528 relativo al pagamento di antifonari in favore del miniatore Monte di Giovanni. Nella scheda ministeriale, l'Antifonario D, n. 8 è confrontato con i codici 542 e 543 del Museo di San Marco, già attribuiti a Monte da Maria Paola Masini (Codici liturgici miniati dei Benedettini in Toscana, Firenze 1982). La scrittura è confrontata con quella del codice M n. 25 dell'Archivio dell'Opera attribuita dalla Levi D'Ancona (Miniatura e miniatori a Firenze dal XIV al XVI secolo, Firenze 1962) a Filippo di Polidoro, ricordato nei documenti dell'Archivio dell'Opera del Duomo per aver scritto antifonari miniati da Frate Eustachio e da Monte di Giovanni (cfr. AOSMF, Deb. e Cred., FF, VII-1-53, in M. Levi D'Ancona, 1962, p. 210); l'eleganza miniaturistica di Monte trova invece riscontro nel mosaico, sempre di sua mano, raffigurante San Zanobi e datato 1504. Nonostante l'assenza di documenti direttamente riferibili a questo manoscritto, per quanto riguarda i pagamenti ai miniatori e a tutte le altre maestranze che parteciparono alla realizzazione di gran parte del ciclo, è infatti indubbia l'attribuzione ai maestri cartolai, scribi, orafi per l'uniformità manufattuale e, soprattutto, a Monte di Giovanni su basi stilistiche per l'altissima qualità delle miniature sia dal punto di vista figurativo che compositivo, per la grande idea di organizzare le storie bibliche in veri e propri cicli pittorici inseriti entro la ristretta cornice delle iniziali.

Fonti

Riferimento: AOSMF, Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera, sala di studio, edizione dattiloscritta 1958, p. 8

Riferimento: AOSMF, V-3-39, pp. 19-20 n. 18

Riferimento: AOSMF, XI-8-1, n. 4

Riferimento: AOSMF, XI-8-4

Bibliografia

Sigla: Nuove indagini | 1850

Riferimento: Nuove indagini con documenti inediti per servire alla Storia della Miniatura italiana, a cura di G. Milanesi, C. Milanesi, C. Pini, Firenze 1850

Pagine: pp. 164-171, 196-197 n. VI, 333-338 n. X

Sigla: D'Ancona | 1914

Riferimento: P. D'Ancona, La miniatura fiorentina (secoli XI-XVI), II voll., Firenze 1914

Pagine: II, pp. 686-687 n. 1415

Sigla: Museo dell'Opera | 1970

Riferimento: Il Museo dell'Opera del Duomo a Firenze, a cura di L. Beccherucci, G. Brunetti, vol. II, Firenze 1970

Pagine: p. 271

Sigla: Garzelli | 1985

Riferimento: A. Garzelli, Le immagini, gli autori, i destinatari, in Miniatura fiorentina del Rinascimento: 1440-1525. Un primo censimento, a cura di A. Garzelli, I, Firenze 1985

Pagine: pp. 282, 316-319

Sigla: Preti | 1989

Riferimento: M. Preti, Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, Firenze 1989

Pagine: pp. 36-37

Sigla: Biblioteca Apostolica Vaticana | 1993

Riferimento: Biblioteca Apostolica Vaticana. Liturgie und Andacht im Mittelalter, catalogo della mostra (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 9 ottobre 1992 - 10 gennaio 1993), Stuttgart 1993

Pagine: p. 356

Sigla: Tacconi | 1997

Riferimento: M. Tacconi, Scheda n. 83, in I libri del Duomo di Firenze. Codici liturgici e Biblioteca di Santa Maria del Fiore (secoli XI-XVI), a cura di L. Fabbri e M. Tacconi, Firenze 1997, p. 227

Pagine: p. 227, tavv. 80-81

Sigla: Tacconi | 1999

Riferimento: M. S. Tacconi, Liturgy and Chant at the Cathedral of Florence: A Survey of the Pre-Tridentine Sources (Tenth-Sixteenth Centuries), Ph. D. Dissertation, Yale University 1999

Pagine: pp. 230, 234

Sigla: Museo dell'Opera | 2000

Riferimento: Il Museo dell'Opera del Duomo a Firenze, Firenze 2000

Pagine: pp. 127-129, 142

Sigla: Tacconi | 2005

Riferimento: M. S. Tacconi, Cathedral and civic ritual in Late Medieval and Renaissance Florence: the service books of Santa Maria del Fiore, New York 2005

Pagine: pp. 9, 190 nt. 147