M, n. 25
Antifonario
Antifonario per il Proprio dei santi dalla festa di sant'Agata a san Zanobi, per i santi Pietro e Paolo, l'Annunciazione e il nome della Vergine

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Caratteristiche codicologiche

Segnatura: M, n. 25

Segnatura vecchia: M

Segnatura 1952: n. 25

Data: 1513 - 1526 (documentazione)

Provenienza: Duomo

Materiale: membranaceo

Misure: mm 716 x 533

Carte: cc. I + 157 (6 carte mancanti; carta di guardia membranacea)

Numerazione: a penna e inchiostro nero in cifre romane al centro del margine esterno successiva alla scrittura del codice (cc. 1r-157r); numerata anche la carta di guardia posteriore; la numerazione prosegue senza interruzione anche in presenza delle carte asportate.

Fascicolazione: 1-2 (7), 3 (8), 4 (6), 5 (8), 6 (7), 7-10 (8), 11 (9), 12-13 (8), 14 (9), 15 (8), 16 (2), 17-20 (8), 21 (6)

Specchio scrittura: mm 73 [491] 152 x 94 [10/296/10] 123; rr. 24/ll. 4 + 4 tetragrammi

Notazione musicale: quadrata nera su tetragramma rosso

Scrittura

Littera textualis di una sola mano nel corpo di testo originale (cc. 1r-81v; 84r-100v, 120r-149v, 152v-156r), presenza di una seconda mano nel testo e nelle iniziali dei fascicoli aggiunti (cc. 82r-83v, 101r-119v); testo abraso e riscritto alle cc. 150r-152r; testo aggiunto posteriormente alle cc. 156v-157v; annotazioni di carattere liturgico alle cc. 67v, 81v, 99v, 125v

Legatura

mm 755 x 550 x 130; originale; assi rivestite in cuoio bordeaux; su entrambi i piatti: cantonali e fornimento centrale in ottone polilobati con borchia centrale a sbalzo e decorazioni a incisione con fiorellini stilizzati; il cuoio del piatto inferiore presenta una decorazione a rombi realizzata a impressione, un cartellino con la segnatura "M" e un altro con i contenuti del codice "Antiphonarium in festo Sancte Agathe in utraque Cathedra Annuntiationis et Nominis Beate Virginis Marie"; quattro bindelle con tenoni; puntali e 8 nervi sul dorso

Restauri

Data: 11 dicembre 2013 - 29 gennaio 2014

Laboratorio: L'Incunabolo

Note:

Il codice, che non è stato interessato dalla campagna di restauri attuata negli anni dal 1966 al 2002, ha recentemente ottenuto i finanziamenti dell'High Museum of Art di Atlanta per il restauro della legatura, in occasione del prestito per la mostra "Make a joyful noise. Renaissance Art and Music at Florence Cathedral" (Atlanta, High Museum of Art, 25 ottobre 2014 - 11 gennaio 2015 e Detroit, Detroit Institute of Arts, 6 febbraio - 17 maggio 2015).

Al momento del restauro le assi e le controguardie membranacee si presentavano perforate da insetti xilofagi che avevano causato l'indebolimento dell'asse posteriore; la coperta in pelle presentava alcune abrasioni superficiali, in particolare nel piatto anteriore, altre abrasioni erano presenti su tutta la superficie interna ed esterna delle quattro fibbie in pelle; alcune carte mostravano lacerazioni nel margine inferiore e vecchi restauri in pergamena. L'intervento ha riguardato la pulitura a secco di tutte le carte, la sutura degli strappi con colla giapponese, l'integrazione dei fori causati dagli insetti, il distacco delle controguardie, il consolidamento delle assi, l'otturazione dei fori delle assi, l'integrazione delle controguardie e l'applicazione di una carta di guardia posteriore, il trattamento consolidante e protettivo della pelle e il restauro delle abrasioni.

Stato di conservazione

Buono stato di conservazione; il codice non ha riportato danni in seguito all’alluvione del 1966 poiché erano posto in alto sul badalone

Descrizione interna

Miniatura di pennello:

2 iniziali istoriate

2 iniziali figurate

4 iniziali decorate

Miniatura di penna:

161 iniziali filigranate

22 iniziali filigranate piccole

Le iniziali istoriate e le figurate sono caratterizzate dal campo in foglia d’oro, il corpo è decorato con foglie lanceolate che vanno a formare la coda decorata con bottoncini dorati.

Le iniziali decorate fogliate sono realizzate a tempera con il campo quadrangolare in foglia d’oro, il corpo è decorato con foglie lanceolate che vanno a formare la coda e il fondo presenta anch’esso foglie; i colori utilizzati sono per la maggior parte azzurro, rosa, verde, giallo e nero.

Le iniziali filigranate (es. Q(uis) di mm 110 x 110 a c. 129r) hanno il corpo azzurro o rosso e decorazioni geometriche a risparmio; il fondo e il campo sono di colore opposto a quello del corpo con decorazioni geometriche e fitomorfe stilizzate e interventi a colore alternato; alcune iniziali hanno brevi code di racemi stilizzati. Nelle iniziali possono distinguersi almeno due diversi miniatori di penna, probabilmente intervenuti in momenti diversi e in corrispondenza delle diverse mani di scrittura: una prima mano nelle iniziali alle cc. 1r-100v, una seconda mano, posteriore e dallo stile più semplice e incerto, alle cc. 101r-119r e, forse un terza mano per l'iniziale a c. 156v al cui interno è il Monogramma dell'Opera.

Le iniziali filigranate piccole sono alle cc. 123r-157r.

Lettere grosse in inchiostro nero, in alcuni casi con decorazioni a racemi.

Notizie storico-critiche

Nell’Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera (1958, p. 19) il manoscritto è datato al XVI secolo (è trascritta anche la data MDXXVI) ed è attribuito a Frate Eustachio in riferimento al Milanesi (1850, p. 201) e al D’Ancona (1914, vol. II, pp. 815-816 n. 1608).

Il codice fa parte del nuovo ed ultimo ciclo di quattordici Graduali e diciotto Antifonari commissionati dall’Opera del Duomo tra il 1508 e il 1526, tutti eseguiti dai più importanti artisti fiorentini e caratterizzati dalle grandi dimensioni e dalle pagine di ampio respiro; dal momento che sono presenti soltanto quattro tetragrammi e quattro righe di testo in ciascuna carta, ogni volume include solo una breve parte dell’anno liturgico ma insieme ne costituiscono l’intero ciclo (Tacconi 2005, p. 175).

Tutti i cicli corali, o quanto di loro rimane ora conservato in Archivio, sono abbondantemente citati negli Inventari, in particolare nell'Inventario dei libri di coro del 1663 (AOSMF, V-3-39, pp. 4-5 n. 4; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 341-369), dove è data una breve descrizione dei contenuti e di tutte le iniziali miniate in ciascuno, l'Inventario del 1822 (AOSMF, XI-8-1, n. 12; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 373-376), dove ne vengono dati i contenuti e la segnatura in lettere che segue la successione all'interno dell'anno liturgico, e l'Inventario dei libri di coro del 1862 (AOSMF, XI-8-4; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 377-378) dove vengono proposte le attribuzioni ai soli miniatori cinquecenteschi. Per quanto riguarda l'Antifonario M, n. 25, possiamo costatare che è ancora completo di tutte le iniziali miniate, anche se risultava già mancante di 3 carte nel 1663, che nel 1822 era inventariato come M e che l'attribuzione a Frate Eustachio già nel 1862 faceva riferimento al Milanesi.

In questo codice compare lo stemma con l'Agnus Dei, simbolo dell'Arte della Lana, protettrice dell'Opera del Duomo. Nel 1331, infatti, la cogestione comunale ed ecclesiastica assegnò all'Arte della Lana la responsabilità dell'Opera di Santa Maria del Fiore e, nel 1413, una Bolla papale garantì alla stessa Arte la gestione dei beni della sagrestia della Cattedrale; lo stemma diventa, così, un'inequivocabile testimonianza della provenienza del codice da Santa Maria del Fiore. La presenza dei gigli invece, anche nelle iniziali filigranate, fa parte del programma di glorificazione dei simboli civici, politici e religiosi della città di Firenze la cui massima espressione fu il rientro dall’esilio della famiglia Medici nel 1512 e l’elezione a papa di Leone X de’ Medici l’11 marzo 1513.

L'Antifonario M, n. 25 riveste un notevole interesse dal punto di vista liturgico, in particolare per quanto riguarda il culto di san Zanobi: il codice, infatti, contiene un Ufficio dedicato al santo completamente diverso da quelli contenuti nei libri più antichi realizzati per la Cattedrale. Molti di questi canti, per le celebrazioni del dies natalis (cc. 120r-147r) e della translatio (cc. 147v-149v), sono 'riadattati' su altri canti appartenenti al repertorio di Santa Maria del Fiore e concernenti feste in onore della Vergine o per la Dedicazione della chiesa (Tacconi 1999, pp. 237-238; id. 2016, p. 74). Ulteriori novità sono la compresenza stessa di entrambe le feste dedicate a san Zanobi e l'elaborazione di un intero nuovo Ufficio per la festa del dies natalis, commissionato dal Capitolo della Cattedrale nel 1521 all'umanista e agiografo Raffaele Maffei (Tacconi 1999, pp. 301-303; id. 2016, p. 85) e riportato alle cc. 126v-128v.

Il santo, nel corso dei secoli, assunse sempre più il ruolo di pater ecclesie e defensor civitatis contemporaneamente al consolidarsi, nei fiorentini, di un'identità cittadina sempre più rilevante nel panorama politico (Tacconi 2016, p. 73). Particolare impulso al culto di san Zanobi, venne dato dalla famiglia Medici in seguito al suo ritorno dall'esilio nel 1512: Giuliano, figlio del Magnifico, prese il controllo del governo, suo fratello Giovanni ascese al soglio pontificio con il nome di Leone X nel 1513 e il loro cugino Giulio venne eletto vescovo di Firenze (ibid., pp. 76-77). Tutta la famiglia era particolarmente legata al culto del santo fiorentino che, il 26 aprile 1478, aveva risparmiato Lorenzo il Magnifico dalla congiura de' Pazzi alla quale scampò rifugiandosi nella Sacrestia nord della Cattedrale, proprio sotto le tarsie lignee di Giuliano da Maiano che ritraevano San Zanobi tra i santi Eugenio e Crescenzio. Lo stesso Frate Eustachio, nella miniatura a c. 130v ritraente San Zanobi tra due angeli, cita le 'fatali' tarsie nella nicchia con la semi-cupola a conchiglia (ibid., pp. 78, 81). Il nuovo Ufficio venne così a creare un legame inscindibile tra san Zanobi, la Cattedrale, la Vergine e la famiglia Medici che poteva così affermare la sua influenza su Santa Maria del Fiore (ibid., p. 88).

L'Antifonario M, n. 25 è uno dei tre manoscritti sopravvissuti all'alluvione del 1966 poiché, nonostante si trovasse anch'esso nel Museo dell'Opera del Duomo, era sistemato su un alto badalone insieme ai Corali E n. 24 e F.6 n. 32 e fortunatamente le acque non ne raggiunsero le carte.

Le miniature ben conservate permettono di apprezzare al meglio le qualità dell'autore, Frate Eustachio, che la Garzelli (1985, p. 347) definisce uno degli "ultimi seguaci di Monte" e ne rivaluta sia le capacità artistiche, fin troppo denigrate dalla Levi D'Ancona (1962, p. 247), che l'importanza dell'esperienza conventuale domenicana che certamente esercitò una qualche influenza angelichiana nella scelta di gamme cromatiche delicate, luminose e cangianti. Inoltre, la Garzelli (1985, p. 348) ne mette in luce una strada autonoma, rispetto a Monte, nella scelta di evitare ogni distrazione paesaggistica dalla scena sacra, ambientando le storie in sfondi neutri o davanti a sobrie architetture signorili, come nell'Annunciazione a c. 70r.

L'attribuzione al miniatore è supportata da un documento del 1531 (AOSMF, Deb. e Cred., NN, VII-1-60, c. 26) nel quale è registrato un pagamento per un "antifanario di s. Agata cominciatosi et finitosi per detto frate Eustachio" identificabile con l'Antifonario M, n. 25 che inizia proprio con la festa dedicata a questa santa.

Il codice risulta inventariato anche nelle schede OA della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze nel 1985 con il numero di catalogo 09/00161206. Nella scheda è riportato il confronto, proposto dalla Francini Ciaranfi (in Museo Duomo, 1970), con il Salterio n. 529 del Museo di San Marco rispetto al quale presenta un attardamento nei moduli stilistici, quasi una involuzione del miniatore giudicato dalla studiosa più esperto calligrafo: dai documenti, infatti, sembrerebbe che l'artista abbia realizzato anche le iniziali filigranate. Nella scheda ministeriale, l'attardamento stilistico di Frate Eustachio viene interpretato piuttosto come un segno di distacco della miniatura dalla grande pittura: se questo effetto fosse davvero ricercato non denoterebbe una mancanza di inventiva da parte del miniatore, piuttosto il suo desiderio di aderire ad una tradizione iconografica e religiosa che si rifaceva ai modi del Beato Angelico, con influenze del Perugino, del Botticelli e dei miniatori del Quattrocento. La Francini Ciaranfi attribuisce la scrittura dell'antifonario a Don Filippo di Polidoro.

Sottoscrizione moderna a matita a c. 152v "Fecit P[...] Citti".

Fonti

Riferimento: AOSMF, Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera, sala di studio, edizione dattiloscritta 1958, p. 19

Riferimento: AOSMF, V-3-39, pp. 4-5 n. 4

Riferimento: AOSMF, VII-1-60, c. 26

Riferimento: AOSMF, XI-8-1, n. 12

Riferimento: AOSMF, XI-8-4

Bibliografia

Sigla: Nuove indagini | 1850

Riferimento: Nuove indagini con documenti inediti per servire alla Storia della Miniatura italiana, a cura di G. Milanesi, C. Milanesi, C. Pini, Firenze 1850

Pagine: pp. 164-165, 172-173, 201 n. XIV, 338 n. XI

Sigla: D'Ancona | 1914

Riferimento: P. D'Ancona, La miniatura fiorentina (secoli XI-XVI), II voll., Firenze 1914

Pagine: II, pp. 815-816 n. 1608

Sigla: Levi D'Ancona | 1962

Riferimento: M. Levi D’Ancona, Miniatura e miniatori a Firenze dal XIV al XVI secolo. Documenti per la storia della miniatura, Firenze 1962

Pagine: pp. 247, 249

Sigla: Museo dell'Opera | 1970

Riferimento: Museo dell'Opera del Duomo a Firenze, a cura di L. Becherucci e G. Brunetti, Milano 1970

Pagine:

Sigla: Garzelli | 1985

Riferimento: A. Garzelli, Le immagini, gli autori, i destinatari, in Miniatura fiorentina del Rinascimento: 1440-1525. Un primo censimento, a cura di A. Garzelli, I, Firenze 1985

Pagine: pp. 347-348

Sigla: Il Duomo di Firenze | 1988

Riferimento: Il Duomo di Firenze. Documenti sulla decorazione della Chiesa e del Campanile tratti dall'Archivio dell'Opera per cura di Giovanni Poggi, vol. II, parti X-XVIII, edizione postuma a cura di M. Haines, Firenze 1988

Pagine: p. 80 n. 1843

Sigla: Preti | 1989

Riferimento: M. Preti, Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, Milano 1989

Pagine: pp. 8, 34, 36-40

Sigla: Tacconi | 1997

Riferimento: M. S. Tacconi, "Secundum consuetudinem Romanae Curiae in Maiori Ecclesia florentina": i codici liturgici della Cattedrale di Firenze, in I libri del Duomo di Firenze. Codici liturgici e Biblioteca di Santa Maria del Fiore (secoli XI-XVI), a cura di L. Fabbri e M. Tacconi, Firenze 1997

Pagine: pp. 76, 78 nt. 50

Sigla: Tacconi | 1999

Riferimento: M. S. Tacconi, Liturgy and Chant at the Cathedral of Florence: A Survey of the Pre-Tridentine Sources (Tenth-Sixteenth Centuries), Ph. D. Dissertation, Yale University 1999

Pagine: pp. 232, 237-238, 301-303

Sigla: Il Museo dell'Opera | 2000

Riferimento: Il Museo dell'Opera del Duomo a Firenze, Firenze 2000

Pagine: pp. 127-129, 142

Sigla: Tacconi | 2005

Riferimento: M. S. Tacconi, Cathedral and civic ritual in Late Medieval and Renaissance Florence: the service books of Santa Maria del Fiore, New York 2005

Pagine: pp. 10, 53, 178, 199, 222-223, 227-228, 230-231, 233-234, 237, 240, 291, 343 pl. 30

Sigla: Tacconi | 2015

Riferimento: M. S. Tacconi, The choirbooks of Florence Cathedral. Liturgy, Music and Art in Make a joyful noise. Renaissance Art and Music at Florence Cathedral catalogo della mostra (Atlanta, High Museum of Art, 25 ottobre 2014 - 11 gennaio 2015 e Detroit, Detroit Institute of Arts, 6 febbraio - 17 maggio 2015) a cura di G. M. Radke

Pagine: pp. 73-87

Sigla: Tacconi | 2016

Riferimento: M. S. Tacconi, Liturgy and Politics in Renaissance Florence: The Creation of the 1526 Office for St. Zenobius, in Music and Culture in the Middle Ages and Beyond. Liturgy, Sources, Symbolism edited by B. Brand, D. J. Rothenberg, Cambridge University Press 2016

Pagine: pp. 72-88