O, n. 23
Antifonario
Antifonario per il Comune dei santi, per gli apostoli, un martire, più martiri, un confessore e un pontefice

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Caratteristiche codicologiche

Segnatura: O, n. 23

Segnatura vecchia: O

Segnatura 1952: n. 23

Data: 1513 - 1524 (documentazione)

Provenienza: Duomo

Materiale: membranaceo

Misure: mm 693 x 508

Carte: cc. I + 172 + I' (carte di guardia cartacee moderne)

Numerazione: antica in cifre romane a penna e inchiostro nero al centro del margine esterno; in alcune carte è presente una numerazione moderna a matita per integrare quella antica

Fascicolazione: 1-19 (8), 20 (7), 21 (8), 22 (5); 21 e 22 aggiunti; al fascicolo 22 è legata l'ultima carta di guardia

Specchio scrittura: mm 78 [478] 137 x 95 [298] 115; rr. 24/ll. 4 + 4 tetragrammi

Notazione musicale: quadrata nera su tetragramma rosso

Scrittura

Littera textualis di una sola mano nella parte originale (cc. 1r-159v); presenza di almeno due mani successive alle cc. 160r-171v e alla c. 172r-v; glosse alle cc. 31r, 37r, 109r, rubriche aggiunte alle cc. 146r e 150r

Legatura

mm 755 x 560 x 120; di restauro; assi rivestite in cuoio marrone; su entrambi i piatti: angoliere e rosone centrale polilobati in ottone, tutti con decorazioni concentriche fitomorfe stilizzate; sul piatto posteriore, cartellino con contenuti del codice "Antiphonarium Commune Apostolorum unius martyris plurium martyrum confessoris pontificis"; due bindelle con tenoni; puntali e 8 nervi sul dorso

Restauri

Data: 15 dicembre 1969 - 28 maggio 1975

Laboratorio: Istituto per la Patologia del Libro "Alfonso Gallo" di Roma

Note:

Al momento del restauro, eseguito presso l'Istituto per la Patologia del Libro di Roma, il codice presentava danni rilevanti alle legature (rigonfiamenti, rottura di assi, distacco e perdita parziale di alcune coperte), gravissime ondulazioni, deformazioni ed irrigidimento delle pergamene, diffuso attacco di microrganismi sulle legature e sui fogli, sbiadimento e dilavamento dei colori, distacco dei colori dai fogli originali e loro passaggio agli interfogli, incollamento dei fogli originali sugli interfogli. Si rese quindi necessario il distacco delle carte dalle legature e la pulitura delle medesime; la deumidificazione, la disinfezione a causa degli attacchi da microrganismi; dopo questo primo intervento, il codice venne finito di restaurare nel laboratorio fiorentino.

Data: 12 marzo 1981 - 2 dicembre 1981

Laboratorio: Ditta Masi

Note:

Al momento del restauro, finanziato dal Dipartimento Istruzione e Cultura della Regione Toscana - Servizio Beni Librari, le carte si presentavano molto rovinate, fragili, corrose da muffa, attaccate tra di loro e mancanti di pezzi. In generale, durante quest'ultimo intervento, è stato eseguito il controllo della numerazione, l'incisione con bisturi della cucitura, il distacco delle sezioni con stecca d'osso, la sfascicolazione dei quaderni, la loro scucitura e il fissaggio dei colori; le carte bianche messe dopo l'alluvione come interfogliamento erano talmente attaccate da dover essere rimosse con il bisturi. Le carte membranacee sono state lavate, ammorbidite e stirate; le parti mancanti sono state reintegrate con carta giapponese e tutte le carte sono state imbrachettate, riformando i quaderni come in origine. Infine, il codice è stato ricucito "alla cappuccina" con otto corde doppie, rilegato in tutta pelle di vitello nuova con assicelle interne; dopo essere stati puliti e restaurati, sono stati rimessi gli angoli, le placche centrali, i chiodi originali e sono state rifatte le bindelle.

Data: 12 novembre 1966 - dicembre 1969

Laboratorio: Istituto Restauro del Libro della Città del Vaticano

Note:

Arresto del processo di decomposizione; gli interventi risultarono insufficienti per la salvaguardia del Corale.

Stato di conservazione

Buono stato di conservazione; restaurato a causa dei numerosi danni riportati in seguito all'alluvione del 1966

Descrizione interna

Miniatura di pennello:

3 iniziali istoriate

8 iniziali figurate

Miniatura di penna:

221 iniziali filigranate di cui 26 figurate

Le iniziali istoriate e le figurate sono caratterizzate dal campo in foglia d’oro, il corpo è decorato con foglie lanceolate che vanno a formare un fregio marginale decorato con bottoncini dorati e, in alcuni casi, delimitato entro cornici in foglia d'oro.

Le iniziali filigranate medie (es. I(nveni) di mm 125 x 105 a c. 121r) hanno il corpo azzurro o rosso e decorazioni a risparmio con racemi e fiori; il fondo e il campo sono di colore opposto a quello del corpo e presentano decorazioni geometriche e fitomorfe stilizzate; alcune hanno brevi code fiorite e clipei acquerellati. Le 3 iniziali alle cc. 160r-170r, 148v-154r sono di una seconda mano più tarda; alcune iniziali hanno decorazioni figurate sul fondo.

Tra le iniziali filigranate, 21 sono di misura piccola (18 alle cc. 152v-159v e 3 di mano successiva alle cc. 168v-169r) con il corpo fesso azzurro o rosso, il campo e il fondo di colore opposto con decorazioni fitomorfe stilizzate; il codice contiene anche 20 iniziali rubricate di mano posteriore (cc. 160v-172r).

Lettere grosse in inchiostro nero; segni paragrafali in inchiostro azzurro.

Notizie storico-critiche

Nell’Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera (1958, p. 22) il manoscritto è datato al XVI secolo, è attribuito a Frate Eustachio e ad un suo collaboratore vicino a Monte di Giovanni, con riferimento al Milanesi (1850, p. 203), che ne riferisce le miniature ai due maestri, e al D’Ancona (1914, p. 816 n. 1609).

Le iniziali filigranate appartengono almeno a tre mani diverse che si succedono all'interno del codice seguendo proprio le carte che presentano diversi testi, due dei quali sono stati aggiunti successivamente alla stesura della parte originale del codice (cc. 1r-159v, 160r-171v e c. 172r-v); nella prima mano è riconoscibile il miniatore di penna che interviene anche negli altri manoscritti che compongono il ciclo mentre le altre due mani sono di personalità non identificabili che sono intervenute al momento dell'aggiunta dei testi e quindi probabilmente dopo il 1625, anno in cui venne canonizzata santa Elisabetta del Portogallo (conosciuta anche come Isabella di Aragona) alla quale sono dedicate le feste aggiunte.

Il codice fa parte del nuovo ed ultimo ciclo di quattordici Graduali e diciotto Antifonari commissionati dall’Opera del Duomo tra il 1508 e il 1526, tutti eseguiti dai più importanti artisti fiorentini e caratterizzati dalle grandi dimensioni e dalle pagine di ampio respiro; dal momento che sono presenti soltanto quattro tetragrammi e quattro righe di testo in ciascuna carta, ogni volume include solo una breve parte dell’anno liturgico ma insieme ne costituiscono l’intero ciclo (Tacconi 2005, p. 175).

In questo codice compare lo stemma con l'Agnus Dei, simbolo dell'Arte della Lana, protettrice dell'Opera del Duomo. Nel 1331, infatti, la cogestione comunale ed ecclesiastica assegnò all'Arte della Lana la responsabilità dell'Opera di Santa Maria del Fiore e, nel 1413, una Bolla papale garantì alla stessa Arte la gestione dei beni della sagrestia della Cattedrale; lo stemma diventa, così, un'inequivocabile testimonianza della provenienza del codice da Santa Maria del Fiore. La presenza dei gigli invece, anche nelle iniziali filigranate, fa parte del programma di glorificazione dei simboli civici, politici e religiosi della città di Firenze la cui massima espressione fu il rientro dall’esilio della famiglia Medici nel 1512 e l’elezione a papa di Leone X de’ Medici l’11 marzo 1513. L'origine fiorentina è ulteriormente sottolineata dalla presenza sia delle miniature con san Zanobi, al quale la città è particolarmente legata, che dell'Officio per la Translatio del santo con l'inno "O flos colende" alle cc. 168r-169v che faceva parte del nuovo Officio introdotto nel XVI secolo (Tacconi 1999, p. 303 nt. 81; Tacconi 2005, p. 227).

Tutti i cicli corali, o quanto di loro rimane ora conservato in Archivio, sono abbondantemente citati negli Inventari, in particolare nell'Inventario dei libri di coro del 1663 (AOSMF, V-3-39, pp. 5-6 n. 5; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 341-369), dove è data una breve descrizione dei contenuti e di tutte le iniziali miniate in ciascuno, l'Inventario del 1822 (AOSMF, XI-8-1, n. 14; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 373-376), dove ne vengono dati i contenuti e la segnatura in lettere che segue la successione all'interno dell'anno liturgico, e l'Inventario dei libri di coro del 1862 (AOSMF, XI-8-4; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 377-378) dove vengono proposte le attribuzioni ai soli miniatori cinquecenteschi. Per quanto riguarda l'Antifonario O, n. 23, possiamo costatare che è ancora completo di tutte le iniziali miniate, che nel 1822 era inventariato come O e che l'attribuzione delle miniature già nel 1862 faceva riferimento al Milanesi; in particolare, è precisato l'intervento sia di Monte di Giovanni che di Frate Eustachio: al primo sono attribuite le iniziali alle cc. 34r, 95v, 101v, al secondo quelle alle cc. 1r, 5r, 41r, 71v e 112v. Il problema delle due mani è riportato anche nell'Inventario del 1958 dove le miniature sono attribuite principalmente a Frate Eustachio con la collaborazione di un altro miniatore vicino a Monte di Giovanni nelle figure caratterizzate da un incarnato più delicato (cc. 1r, 34r, 61r, 95v, 101v). Per quanto riguarda la miniatura a c. 1r con Martiri, il D'Ancona avanza l'ipotesi di una forte influenza dello stile di Monte su Frate Eustachio.

Questo manoscritto è particolarmente ricco di iniziali filigranate figurate e istoriate: tra di esse suscita particolare curiosità la lettera Q a c. 81r con l'illustrazione del Salmo 77.20 che segue nelle righe del testo "Quoniam percussit petram et fluxerunt aque et torrentes inundaverunt" (Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua e strariparono torrenti); nel fondo della lettera, infatti, dalla roccia percossa con due bastoni sgorga l'acqua che forma un torrente.

La datazione del codice potrebbe essere ristretta agli anni compresi tra il 1513 e il 1519 in base ad alcuni documenti di pagamento riferibili alle diverse maestranze che operarono alla completa realizzazione del ciclo corale. In particolare, la scrittura dell'Antifonario, la notazione musicale e la rigatura delle carte si devono probabilmente all'opera del monaco camaldolese Filippo di Polidoro il cui nome compare in un documento (AOSMF, Delib., 1507-1515, II-2-11, c. 131t) nel quale non si parla esplicitamente di questo antifonario ma, più genericamente, di un "comune antifanario", con ogni probabilità identificabile, in base ai contenuti, con il Corale O, n. 23. Il cartolaio presso il quale era solita rifornirsi l'Opera del Duomo era Domenico di Giovanni di Parigi (AOSMF, Delib., 1507-1515, II-2-11, c. 130; AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, c. 97; AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 9) che, insieme al figlio Giovanni, si occupò anche delle legature in cuoio terminate nel 1519 (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, c. 97; AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 28); i fornimenti in ottone di ciascun codice, che comprendevano 8 cantonali, 2 rosoni, 80 "bullette", 40 chiodi, 4 paia di "afibbiatoi" e 2 "regitoi", furono realizzati tra il 1517 e il 1518 da Niccolò di Francesco di Arringo (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, cc. 60t, 84t, 86); infine, numerosi documenti sono inerenti alle commissioni tra il novembre 1513 e il giugno 1515 (AOSMF, Stanz., 1505-1513, II-4-23, c. 160; AOSMF, Quad. di cassa, CXXX, VIII-1-130, c. 50; AOSMF, Stanz., 1514-1522, II-4-24, cc. 5, 10, 13) e al pagamento delle miniature realizzate da Monte di Giovanni tra il 1 luglio 1515 e il giugno 1519 per cinque "antifanali" (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, cc. 129t-131; AOSMF, Memoriale seg. D., 1516-1524, II-4-25, c. 63t) identificabili con il Kyriale K.2 L.2, n. 10, il Graduale R, n. 13, l'Antifonario O, n. 23, il Graduale A.2, n. 15 e il Graduale E.2, n. 7.

Proprio nel resoconto delle miniature viene descritto il lavoro per un "libro degli Apostoli" contenente: "Una lettera dina[n]zi di pennello et dappiè l'arme dell'arte con dua agnoli [...] Uno principio dina[n]zi [...] al chomune degli apostoli con molte fighure [...] una lettera grande fatta alla festa di più martiri con molte fighure [...] una lettera fatta a uno martire per la sua festa [...] 20 lettere di pennello [...] 179 lettere di penna rosse et azurre fiorite [...] molte lettere di penna trattegiate nelle robriche"; inoltre il miniatore si occupò anche della segnatura delle carte a penna e inchiostro rosso, ora sostituita da una successiva.

Le miniature trovano una corrispondenza precisa con quelle contenute nell'Antifonario O, n. 23: in esso, infatti, sono presenti una iniziale figurata caudata T a c. 1r con Martiri, Stemma dell'Arte della Lana e Monogramma dell'Opera, una iniziale istoriata caudata E a c. 5r con la Missione degli apostoli, una iniziale figurata I a c. 41r con un Santo martire in gloria, una iniziale figurata A a c. 71v con Cristo benedicente alcuni martiri; le rimanenti 20 iniziali figurate sono in parte realizzate a pennello e in parte a penna; infine, contiene almeno altre 180 iniziali filigranate coeve alla miniatura.

Per quanto riguarda la miniatura, è rintracciabile anche un altro pagamento del 1531 riferito, però, a Frate Eustachio (AOSMF, Deb. e Cred., NN, VII-1-60, c. 26): purtroppo oggi è difficile distinguere le mani dei due miniatori a causa del cattivo stato di conservazione causato dall'alluvione ma le attribuzioni del Milanesi e del D'Ancona confermerebbero quanto scritto nel documento riguardo all'Antifonario "cominciatosi per Monte miniatore et finitosi per detto frate Eustachio".

Fonti

Riferimento: AOSMF, II-2-11, c. 131t

Riferimento: AOSMF, II-4-6, cc. 61, 78t, 96, 129t-131

Riferimento: AOSMF, V-3-39, pp. 5-6 n. 5

Riferimento: AOSMF, VII-1-60, c. 26

Riferimento: AOSMF, XI-8-1, n. 14

Riferimento: AOSMF, XI-8-4

Riferimento: AOSMF, Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera, sala di studio, edizione dattiloscritta 1958, p. 22

Bibliografia

Sigla: De’ Conti Mastai Ferretti | 1818

Riferimento: A. de’ Conti Mastai Ferretti, Gli Evangelisti uniti tradotti e commentati dall’Ill.mo e Rev.mo Monsignore Andrea de’ Conti Mastai Ferretti patrizio di Sinigaglia e di Ancona per la Grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica Vescovo di Pesaro della Santità di N. S. Prelato Domestico e del Pontificio Soglio Vescovo assistente, Tomo I, Roma 1818

Pagine:

Sigla: Nuove indagini | 1850

Riferimento: Nuove indagini con documenti inediti per servire alla Storia della Miniatura italiana, a cura di G. Milanesi, C. Milanesi, C. Pini, Firenze 1850

Pagine: pp. 164-173, 203 n. XVI, 333-338 nn. X, XI

Sigla: D'Ancona | 1914

Riferimento: P. D'Ancona, La miniatura fiorentina (secoli XI-XVI), II voll., Firenze 1914

Pagine: p. 816 n. 1609

Sigla: Mostra storica | 1953

Riferimento: Scheda n. 534, in Mostra storica nazionale della miniatura, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia), Firenze 1953

Pagine: p. 339

Sigla: Il Duomo di Firenze | 1988

Riferimento: Il Duomo di Firenze. Documenti sulla decorazione della Chiesa e del Campanile tratti dall'Archivio dell'Opera per cura di Giovanni Poggi, vol. II, parti X-XVIII, edizione postuma a cura di M. Haines, Firenze 1988

Pagine: pp. 68, 70-73, 80 nn. 1796, 1807, 1843

Sigla: Tacconi | 1999

Riferimento: M. S. Tacconi, Liturgy and Chant at the Cathedral of Florence: A Survey of the Pre-Tridentine Sources (Tenth-Sixteenth Centuries), Ph. D. Dissertation, Yale University 1999

Pagine: pp. 232, 303 nt. 81

Sigla: Tacconi | 2005

Riferimento: M. S. Tacconi, Cathedral and civic ritual in Late Medieval and Renaissance Florence: the service books of Santa Maria del Fiore, New York 2005

Pagine: pp. 10, 227, 228, 230