F.2, n. 12
Graduale
Graduale per il Proprio del tempo dall'Ascensione all'ottava domenica dopo la Pentecoste

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Caratteristiche codicologiche

Segnatura: F.2, n. 12

Segnatura vecchia: F.2

Segnatura 1952: n. 12

Data: 1515 - 1519 (documentazione)

Provenienza: Duomo

Materiale: membranaceo

Misure: mm 695 x 520

Carte: cc. II + 136 + II' (carte di guardia: I, II' cartacee moderne; II, I' membranacee antiche)

Numerazione: coeva in cifre romane a penna e inchiostro rosso al centro del margine esterno; in alcune carte, numerazione moderna a matita sottostante quella antica

Fascicolazione: 1(9), 2-16 (8), 17 (9)

Specchio scrittura: mm 95 [460] 140 x 85 [10/270/10] 145; rr. 24/ll. 4 + 4 tetragrammi

Notazione musicale: quadrata nera su tetragramma rosso

Scrittura

Littera textualis di una sola mano (cc. A, 1r-135v); aggiunta di testi alle cc. 135v-136v, c. 137 priva di testo; annotazione marginale di carattere liturgico a c. 5r

Legatura

mm 760 x 550 x 115; di restauro; assi rivestite in cuoio marrone; in entrambi i piatti: cantonali polilobati in ottone fermati da borchie e fornimento centrale polilobato fermato da una borchia, tutti con decorazioni concentriche fitomorfe stilizzate e giglio a incisione; sul verso, cartellino membranaceo con i contenuti del codice parzialmente leggibili "Gradualis ab Ascensione usque [...] post penthecosten; due bindelle con tenoni, 8 nervi sul dorso e puntali

Restauri

Data: 12 novembre 1966 - dicembre 1969

Laboratorio: Istituto Restauro del Libro della Città del Vaticano

Note:

Inizialmente, il codice giunse all'Istituto Restauro Scientifico del Libro di Roma e nel preventivo del 25 novembre 1977 si legge che le pagine, attaccate tra loro per il fango, presentavano grinze, pieghe, lacerazioni, ossidazione dell'inchiostro, distacco del colore e cuciture logore; erano inoltre presenti le carte di interfogliamento. Il codice necessitava di pulitura, umidificazione, distacco delle pagine, rimozione del fango, fissaggio delle miniature, lavaggio delle carte con alcool etilico, spianamento e stiratura, integrazioni, nuova cucitura e nuova legatura in tutta pelle. Purtroppo non ricevette i dovuti interventi che si limitarono, invece, all'arresto del processo di decomposizione e risultarono insufficienti per la salvaguardia del Corale.

Data: 15 dicembre 1969 - 28 maggio 1975

Laboratorio: Istituto per la Patologia del Libro "Alfonso Gallo" di Roma

Note:

Al momento del restauro, il codice presentava danni rilevanti alle legature (rigonfiamenti, rottura di assi, distacco e perdita parziale di alcune coperte), gravissime ondulazioni, deformazioni ed irrigidimento delle pergamene, diffuso attacco di microrganismi sulle legature e sui fogli, sbiadimento e dilavamento dei colori, distacco dei colori dai fogli originali e loro passaggio agli interfogli, incollamento dei fogli originali sugli interfogli. Si rese quindi necessario il distacco delle carte dalle legature e la pulitura delle medesime; la deumidificazione, la disinfezione a causa degli attacchi da microrganismi.

Dopo questo primo intervento, il codice venne finito di restaurare nel laboratorio fiorentino poiché le condizioni ancora pessime resero necessaria la scucitura delle carte, lo stacco di tutti i fogli che servirono come interfogliamento, una nuova cucitura e rilegatura. 

Data: 30 maggio 1977 - 7 dicembre 1978

Laboratorio: Ditta Masi

Note:

Durante il restauro, finanziato dal Dipartimento Istruzione e Cultura della Regione Toscana - Servizio Beni Librari, si è resa necessaria la scucitura e il lavaggio di tutte le carte con alcool; le carte bianche messe dopo l'alluvione come interfogliamento erano talmente attaccate da dover essere rimosse con il bisturi. Le carte sono state inoltre stirate poiché si presentavano ingrinzite e deformate; le parti mancanti e le corrosioni dell'inchiostro sono state reintegrate con carta giapponese. Infine, è stato restaurato il dorso, il codice è stato ricucito su doppio nervo, rilegato in tutta pelle con assicelle interne e sono stati realizzati a mano i capitelli.

Stato di conservazione

Buono stato di conservazione; restaurato a causa dei numerosi danni riportati in seguito all’alluvione del 1966

Descrizione interna

Miniatura di pennello:

3 iniziali istoriate

15 iniziali figurate

Miniatura di penna:

163 iniziali filigranate

Le iniziali figurate e le istoriate sono caratterizzate dal campo in foglia d’oro e dal corpo decorato con foglie lanceolate che vanno a formare un fregio marginale decorato con bottoncini dorati; in particolare nelle istoriate, il fregio è delimitato da una cornice in foglia d'oro e si estende su più margini. 

Le iniziali filigranate (es. V(erba) di mm 110 x 98 al f. 74v) hanno il corpo azzurro o rosso e decorazioni a risparmio con racemi e fiori; il fondo e il campo sono di colore opposto a quello del corpo ed hanno decorazioni geometriche e fitomorfe stilizzate; alcune hanno brevi code e clipei acquerellati, altre decorazioni diamantate realizzate a tempera o croci stilizzate. Le 3 iniziali alle cc. 135v-136v sono di una mano più tarda; 9 iniziali hanno decorazioni figurate sul fondo.

Lettere grosse in inchiostro nero in molti casi con ricche decorazioni a racemi e fiori acquerellati in giallo.

Notizie storico-critiche

Nell’Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera (1958, pp. 11-12) il manoscritto è datato al XVI secolo ed è attribuito a Monte di Giovanni con riferimento al Milanesi (1850, p. 208) e al D’Ancona (1914, pp. 687-688 n. 1417).

Il codice fa parte del nuovo ed ultimo ciclo di quattordici Graduali e diciotto Antifonari commissionati dall’Opera del Duomo tra il 1508 e il 1526, tutti eseguiti dai più importanti artisti fiorentini e caratterizzati dalle grandi dimensioni e dalle pagine di ampio respiro; dal momento che sono presenti soltanto quattro tetragrammi e quattro righe di testo in ciascuna carta, ogni volume include solo una breve parte dell’anno liturgico ma insieme ne costituiscono l’intero ciclo (Tacconi 2005, p. 175).

In questo codice compare lo stemma con l'Agnus Dei, simbolo dell'Arte della Lana, patrona dell'Opera del Duomo. Nel 1331, infatti, la cogestione comunale ed ecclesiastica assegnò all'Arte della Lana la responsabilità dell'Opera di Santa Maria del Fiore e, nel 1413, una Bolla papale garantì alla stessa Arte la gestione dei beni della sagrestia della Cattedrale; lo stemma diventa, così, un'inequivocabile testimonianza della provenienza del codice da Santa Maria del Fiore. La presenza dei gigli invece, anche nelle iniziali filigranate, fa parte del programma di glorificazione dei simboli civici, politici e religiosi della città di Firenze la cui massima espressione fu il rientro dall’esilio della famiglia Medici nel 1512 e l’elezione a papa di Leone X de’ Medici l’11 marzo 1513.

Tutti i cicli corali, o quanto di loro rimane ora conservato in Archivio, sono abbondantemente citati negli Inventari, in particolare nell'Inventario dei libri di coro del 1663 (AOSMF, V-3-39, pp. 15-16 n. 14; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 341-369), dove è data una breve descrizione dei contenuti e di tutte le iniziali miniate in ciascuno, l'Inventario del 1822 (AOSMF, XI-8-1, n. 30; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 373-376), dove ne vengono dati i contenuti e la segnatura in lettere che segue la successione all'interno dell'anno liturgico, e l'Inventario dei libri di coro del 1862 (AOSMF, XI-8-4; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 377-378) dove vengono proposte le attribuzioni ai soli miniatori cinquecenteschi. Per quanto riguarda il Graduale F.2, n. 12, possiamo constatare che è ancora completo di tutte le iniziali miniate, che era inventariato come F2 e che l'attribuzione a Monte di Giovanni già nel 1862 faceva riferimento al Milanesi.

Dal punto di vista iconografico, ci sono alcune discordanze tra i soggetti individuati nell'Inventario del 1663, che descrive quasi tutte le figure entro le iniziali come profeti, e quello più recente del 1958 che invece identifica come santi: purtroppo lo stato di conservazione non permette di approfondire la lettura ma la quasi certa assenza delle aureole nelle figure, i loro atteggiamenti da dotti e qualche frammento di cartiglio sopravvissuto all'alluvione sono tutti elementi che riportano alle caratteristiche iconografiche dei profeti.

Tra le novità introdotte da Monte di Giovanni, nelle miniature eseguite a partire dal 1514, è l'immissione di personaggi storici o contemporanei all'interno delle scene sacre (Garzelli 1985, p. 316) come spettatori o come 'prestatori' del proprio volto ai santi rappresentati: così nella Pentecoste a c. 28r Lorenzo il Magnifico diventa uno degli apostoli che assistono alla visione. Questa scelta è in linea con il programma di celebrazione del ritorno dei Medici a Firenze nel 1512 (Tacconi 2005, pp. 190-191) ed è da intendersi anche come omaggio alla stirpe che ha generato il papa Leone X, figlio di Lorenzo; nella stessa scena, a destra, è ritratto molto probabilmente anche Giuliano de' Medici i cui lineamenti del volto sono ancora più accentuati dal miniatore (Garzelli 1985, p. 316). La presenza di Lorenzo sarebbe anche un riferimento all'interesse che il Magnifico rivolse alle attività della Cattedrale e alla sua partecipazione in numerosi progetti artistici (Tacconi 2005, p. 192). La descrizione fisionomica coinvolge anche uomini comuni come l'anziano calvo che diventa il Profeta a c. 99r o il chierico che assiste alla discesa dello Spirito Santo (c. 28r).

In accordo con la Tacconi (2005, p. 178), possiamo restringere la datazione del codice agli anni compresi tra il 1515 e il 1519 in base ad alcuni documenti di pagamento riferibili alle diverse maestranze che operarono alla completa realizzazione del ciclo corale, pagato durante il provveditorato di Giovanni Cappelli. La scrittura del Graduale, la notazione musicale e la rigatura delle carte si devono all'opera certa del monaco camaldolese Filippo di Polidoro (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, cc. 61, 96; AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 33); il cartolaio presso il quale era solita rifornirsi l'Opera del Duomo era Domenico di Giovanni di Parigi (AOSMF, Delib., 1507-1515, II-2-11, c. 130; AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, c. 97; AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 9) che, insieme al figlio Giovanni, si occupò anche delle legature in cuoio (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, c. 97; AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 28); i fornimenti in ottone di ciascun codice, che comprendevano 8 cantonali, 2 rosoni, 80 "bullette", 40 chiodi, 4 paia di "afibbiatoi" e 2 "regitoi", furono realizzati da Niccolò di Francesco di Arringo (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, cc. 60t, 84t, 86); infine, numerosi documenti sono inerenti alle commissioni tra il novembre 1513 e il giugno 1515 (AOSMF, Stanz., 1505-1513, II-4-23, c. 160; AOSMF, Quad. di cassa, CXXX, VIII-1-130, c. 50; AOSMF, Stanz., 1514-1522, II-4-24, cc. 5, 10, 13) e al pagamento delle miniature realizzate da Monte di Giovanni (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, cc. 129t-131; AOSMF, Memoriale seg. D., 1516-1524, II-4-25, c. 63t) sebbene non rimanga alcun riferimento diretto alle iniziali del Graduale F.2, n. 12 riconducibile a Monte soltanto su basi stilistiche.

Fonti

Riferimento: AOSMF, Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera, sala di studio, edizione dattiloscritta 1958, pp. 11-12

Riferimento: AOSMF, II-4-6, c. 96

Riferimento: AOSMF, V-3-39, pp. 15-16 n. 14

Riferimento: AOSMF, VII-1-52, c. 33

Riferimento: AOSMF, XI-8-1, n. 30

Riferimento: AOSMF, XI-8-4

Riferimento: AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, c. 96

Riferimento: AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 33

Riferimento: AOSMF, Inventario, V-3-39, pp. 15-16 n. 14

Riferimento: AOSMF, Inventario, XI-8-1, n. 30

Riferimento: AOSMF, Inventario, XI-8-4

Bibliografia

Sigla: Nuove indagini | 1850

Riferimento: Nuove indagini con documenti inediti per servire alla Storia della Miniatura italiana, a cura di G. Milanesi, C. Milanesi, C. Pini, Firenze 1850

Pagine: pp. 164-171, 208 n. XXI, 333-338 n. X

Sigla: D'Ancona | 1914

Riferimento: P. D'Ancona, La miniatura fiorentina (secoli XI-XVI), II voll., Firenze 1914

Pagine: II, pp. 687-688 n. 1417

Sigla: Mostra storica | 1953

Riferimento: Scheda n. 519, in Mostra storica nazionale della miniatura, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia), Firenze 1953

Pagine: p. 329

Sigla: Levi D'Ancona | 1962

Riferimento: M. Levi D’Ancona, Miniatura e miniatori a Firenze dal XIV al XVI secolo. Documenti per la storia della miniatura, Firenze 1962

Pagine: pp. 202, 209

Sigla: Garzelli | 1985

Riferimento: A. Garzelli, Le immagini, gli autori, i destinatari, in Miniatura fiorentina del Rinascimento: 1440-1525. Un primo censimento, a cura di A. Garzelli, I, Firenze 1985

Pagine: pp. 282, 316

Sigla: Tacconi | 1999

Riferimento: M. S. Tacconi, Liturgy and Chant at the Cathedral of Florence: A Survey of the Pre-Tridentine Sources (Tenth-Sixteenth Centuries), Ph. D. Dissertation, Yale University, 1999

Pagine: pp. 174, 176

Sigla: Tacconi | 2005

Riferimento: M. S. Tacconi, Cathedral and civic ritual in Late Medieval and Renaissance Florence: the service books of Santa Maria del Fiore, New York 2005

Pagine: pp. 178, 191 e fig. 4.9, 192, 197 e fig. 4.12