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Miniature B, n. 26
Caratteristiche codicologiche
Segnatura: B, n. 26
Segnatura vecchia: B
Segnatura 1952: n. 26
Data: 1513 - 1522 (documentazione)
Provenienza: Duomo
Materiale: membranaceo
Misure: mm 695 x 523
Carte: cc. II + 176 + II' (c. 162 bis; guardie: c. I cartacea, c. II membranacea antica con rubrica e numerata IA, carta di guardia posteriore membranacea numerata 177, c. II' cartacea)
Numerazione: in cifre romane ad inchiostro nero al centro del margine esterno (cc. 1r-177r), posteriore al 1663, che prosegue anche nei fascicoli con i testi successivi; c. 71 mancante nella numerazione ma il testo prosegue regolarmente; le carte nelle quali la numerazione non è più visibile sono numerate in cifre arabe a matita (es. cc. 28r, 38r); c. 71 numerata 72 a matita
Fascicolazione: 1 (9), 2-21 (8), 22 (4), 23 (5); c. II legata al fascicolo 1, al fascicolo 9 la c. 71 salta nella numerazione, al fascicolo 21 c. 162 bis, c. I' legata al fascicolo 23
Specchio scrittura: mm 80 [470] 145 x 95/9 [293] 9/117; rr. 24/ll. 4 + 4 tetragrammi
Notazione musicale: quadrata nera su tetragramma rosso
Scrittura
Littera textualis di una sola mano (cc. 1r-168r); presenza di una seconda mano successiva nei testi aggiunti alle carte cc. 168r-174v (che ha pesantemente ripassato anche il testo da c. 162r), di una terza mano alle cc. 174v-175r e di una quarta mano alle cc. 175v-176v; in molte carte (es. cc. 16r-17r, 18v-19r, ..., 97r, ...) il testo è stato ripassato senza modifiche; aggiunte alle cc. 16r, 28r, 30r, 125v, 129v, 144r, 145v, 148v, 150r, 151v, 152r, 154r, 156r; nota al margine di c. 141r
Legatura
mm 750 x 550 x 130; di restauro; assi rivestite di cuoio marrone; su entrambi i piatti: cantonali e fornimento centrale in ottone polilobati con borchia centrale a sbalzo, decorazioni a incisione e gigli; cartellino sul piatto posteriore con i contenuti del codice "Antiphonarium a vigilia nativitatis domini usque ad Epiphaniam"; due bindelle con tenoni; puntali e 8 nervi sul dorso
Restauri
Data: 12 novembre 1966 - dicembre 1969
Laboratorio: Istituto Restauro del Libro della Città del Vaticano
Note: Arresto del processo di decomposizione; gli interventi risultarono insufficienti per la salvaguardia del Corale.
Data: 15 dicembre 1969 - 28 maggio 1975
Laboratorio: Istituto per la Patologia del Libro "Alfonso Gallo" di Roma
Note: Al momento del primo intervento di restauro, il codice presentava danni rilevanti alle legature (rigonfiamenti, rottura di assi, distacco e perdita parziale di alcune coperte), gravissime ondulazioni, deformazioni ed irrigidimento delle pergamene, diffuso attacco di microrganismi sulle legature e sui fogli, sbiadimento e dilavamento dei colori, distacco dei colori dai fogli originali e loro passaggio agli interfogli, incollamento dei fogli originali sugli interfogli. Si rese quindi necessario il distacco delle carte dalle legature e la pulitura delle medesime; la deumidificazione, la disinfezione a causa degli attacchi da microrganismi; dopo questo primo intervento, il codice venne finito di restaurare nel laboratorio fiorentino.
Data: 7 dicembre 1978 - 13 settembre 1979
Laboratorio: Ditta Masi
Note: Al momento del restauro, finanziato dal Dipartimento Istruzione e Cultura della Regione Toscana - Servizio Beni Librari, le carte si presentavano molto rovinate, fragili, corrose da muffa, attaccate tra di loro e mancanti di pezzi. In generale, durante quest'ultimo intervento, è stato eseguito il controllo della numerazione, l'incisione con bisturi della cucitura, il distacco delle sezioni con stecca d'osso, la sfascicolazione dei quaderni, la loro scucitura e il fissaggio dei colori; le carte bianche messe dopo l'alluvione come interfogliamento erano talmente attaccate da dover essere rimosse con il bisturi. Le carte membranacee sono state lavate, ammorbidite e stirate; le parti mancanti sono state reintegrate con carta giapponese e tutte le carte sono state imbrachettate, riformando i quaderni come in origine. Infine, il codice è stato ricucito "alla cappuccina" con otto corde doppie, rilegato in tutta pelle di vitello nuova con assicelle interne; dopo essere stati puliti e restaurati, sono stati rimessi gli angoli, le placche centrali, i chiodi originali e sono state rifatte le bindelle.
Stato di conservazione
Buono stato di conservazione; restaurato a causa dei numerosi danni riportati in seguito all'alluvione del 1966
Descrizione interna
Miniatura di pennello:
4 iniziali istoriate
3 iniziali figurate
7 iniziali decorate
Miniatura di penna:
220 iniziali filigranate
19 iniziali rubricate
Le iniziali istoriate e le figurate sono caratterizzate dal campo in foglia d’oro, il corpo è decorato con foglie lanceolate che vanno a formare un fregio marginale decorato con bottoncini dorati e, in alcuni casi, delimitato entro cornici in foglia d'oro.
Le iniziali decorate sono realizzate a tempera con il campo quadrangolare in foglia d’oro, il corpo è decorato con foglie lanceolate che vanno a formare la coda ornata con fregetti a penna e bottoncini dorati, il fondo presenta anch’esso foglie e fiori.
Le iniziali filigranate (es. S(ancta) di mm 102 x 102 a c. 17v) hanno il corpo azzurro o rosso e decorazioni a risparmio con racemi e fiori; il fondo e il campo sono di colore opposto a quello del corpo e presentano decorazioni geometriche e fitomorfe stilizzate; alcune hanno decorazioni diamantate a tempera e clipei acquerellati, brevi code con fiorellini realizzati a tempera o fregi con palmette e foglie stilizzate; 4 hanno decorazioni figurate sul fondo; 4 sono state aggiunte in epoca successiva (cc. 162r-174v).
Tra le iniziali filigranate, 18 sono di misura piccola (cc. 162r bis-167v) con il corpo azzurro o rosso e il campo e il fondo di colore opposto con decorazioni fitomorfe stilizzate, altre 8 sono di mano successiva (cc. 169r-173r); il codice contiene anche 19 iniziali rubricate rosse e azzurre di epoche diverse (cc. 168v-176v).
Lettere grosse in inchiostro nero con testine.
Autori
Notizie storico-critiche
Nell’Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera (1958, pp. 5-6) il manoscritto è datato al XVI secolo ed è attribuito a Frate Eustachio e a Monte di Giovanni, per la sola miniatura a c. 113r, con riferimento al Milanesi (1850, p. 195) e al D’Ancona (1914, p. 813 n. 1603).
Il codice fa parte del nuovo ed ultimo ciclo di quattordici Graduali e diciotto Antifonari commissionati dall’Opera del Duomo tra il 1508 e il 1526, tutti eseguiti dai più importanti artisti fiorentini e caratterizzati dalle grandi dimensioni e dalle pagine di ampio respiro; dal momento che sono presenti soltanto quattro tetragrammi e quattro righe di testo in ciascuna carta, ogni volume include solo una breve parte dell’anno liturgico ma insieme ne costituiscono l’intero ciclo (Tacconi 2005, p. 175).
In questo codice compare lo stemma con l'Agnus Dei, simbolo dell'Arte della Lana, protettrice dell'Opera del Duomo. Nel 1331, infatti, la cogestione comunale ed ecclesiastica assegnò all'Arte della Lana la responsabilità dell'Opera di Santa Maria del Fiore e, nel 1413, una Bolla papale garantì alla stessa Arte la gestione dei beni della sagrestia della Cattedrale; lo stemma diventa, così, un'inequivocabile testimonianza della provenienza del codice da Santa Maria del Fiore. La presenza dello Stemma di Firenze, invece, fa parte del programma di glorificazione dei simboli civici, politici e religiosi della città, la cui massima espressione fu il rientro dall’esilio della famiglia Medici nel 1512 e l’elezione a papa di Leone X de’ Medici l’11 marzo 1513.
La glorificazione medicea è espressa soprattutto nella miniatura a c. 113r con la Circoncisione di Gesù dove uno dei chierici prende il volto di Lorenzo de' Medici: un omaggio che intendeva ricordare l'interesse del Magnifico per le attività della cattedrale nell'unica miniatura del codice affidata a Monte di Giovanni. Nella miniatura è, inoltre, una veduta di Piazza Santissima Annunziata, nell'apertura di fondo, con la facciata della chiesa ancora priva del portico e con le due logge laterali dello Spedale degli Innocenti e dei Servi di Maria. La zona era stata acquistata da Lorenzo il Magnifico tra il 1477 e il 1492 come parte di un progetto di espansione urbana ma la loggia dei Servi fu iniziata a costruire soltanto dopo il 1516, in seguito alla restaurazione medicea.
Strettamente legati alla famiglia Medici erano anche una serie di canonici di Santa Maria del Fiore, molti dei quali divennero membri della corte papale di Leone X, che probabilmente poterono esercitare una certa influenza sulle scelte iconografiche, liturgiche e musicali dei corali (Tacconi 2005, p. 197) e che poterono essere omaggiati con un loro ritratto nelle scene miniate come, nella stessa iniziale, l'anziano chierico rappresentato alle spalle di Giuseppe e della Vergine, presente anche nella Pentecoste a c. 28r del Corale F. 2, n. 12 e nella Nascita della Vergine a c. 114v del Corale S, n. 14.
Tutti i cicli corali, o quanto di loro rimane ora conservato in Archivio, sono abbondantemente citati negli Inventari, in particolare nell'Inventario dei libri di coro del 1663 (AOSMF, V-3-39, pp. 24-25 n. 23; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 341-369), dove è data una breve descrizione dei contenuti e di tutte le iniziali miniate in ciascuno, l'Inventario del 1822 (AOSMF, XI-8-1, n. 2; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 373-376), dove ne vengono dati i contenuti e la segnatura in lettere che segue la successione all'interno dell'anno liturgico, e l'Inventario dei libri di coro del 1862 (AOSMF, XI-8-4; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 377-378) dove vengono proposte le attribuzioni ai soli miniatori cinquecenteschi. Per quanto riguarda l'Antifonario B, n. 26, possiamo costatare che è ancora completo di tutte le iniziali miniate ma che la numerazione delle carte è posteriore al 1663 poiché nell'Inventario di quell'anno è scritto che "non è carteggiato", nel 1822 era inventariato come B e l'attribuzione delle miniature già nel 1862 faceva riferimento al Milanesi; è inoltre segnalato (riprendendo la nota da Milanesi 1850, p. 195 nt. 1) che la miniatura a c. 113r è pubblicata "nella tavola GG della Storia della Pittura Italiana del Rosini".
Un pagamento al miniatore Frate Eustachio, riferibile a questo antifonario, potrebbe essere rintracciato in un documento del 1522 (AOSMF, Deb. e Cred., GG, VII-1-54, c. 96) in cui vengono citati "dua antifanali e festivi" identificabili con i Corali A, n. 31 e B, n. 26 contenenti, entrambi, una parte dell'antifonario e una piccola parte del Comune dei santi.
Per quanto riguarda la decorazione dei fregi, la Garzelli (1985, p. 348) ne evidenzia le caratteristiche tipiche del codice profano: Frate Eustachio li minia in tutta la loro esuberanza, come non erano mai stati rappresentati nelle pagine liturgiche, e dalle sue mani le grottesche prendono la luminosità dei mosaici e la tridimensionalità degli stucchi organizzati entro cornici.
Per quanto riguarda i contenuti liturgici, i testi riportano le feste dei santi legati all'Ottava di Natale, cioè gli otto giorni che iniziano con la Solennità del Natale: in particolare, i santi Stefano, Giovanni Evangelista e gli Innocenti erano considerati il Comites Christi, il corteo d'onore di Cristo, cioè i santi più vicini alla manifestazione di Cristo e i primi a renderne testimonianza con il martirio; per questo motivo nel martirologio ad essi sono dedicati i giorni appena successivi alla nascita di Gesù. A c. 129v, invece, nell'ottavo giorno dopo la Natività, è festeggiato il 'Natale di Santa Maria', che era la prima festa mariana della liturgia romana, in seguito denominata 'Maria Santissima Madre di Dio nell'Ottava di Natale' che celebra la Divina Maternità di Maria.
Fonti
Riferimento: AOSMF, Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera, sala di studio, edizione dattiloscritta 1958, pp. 5-6
Riferimento: AOSMF, V-3-39, pp. 24-25 n. 23
Riferimento: AOSMF, VII-1-54, c. 96
Riferimento: AOSMF, XI-8-1, n. 2
Riferimento: AOSMF, XI-8-4
Bibliografia
Sigla: Nuove indagini | 1850
Riferimento: Nuove indagini con documenti inediti per servire alla Storia della Miniatura italiana, a cura di G. Milanesi, C. Milanesi, C. Pini, Firenze 1850
Pagine: pp. 164-173, 195 n. IV, 333-338 n. X, 338 n. XI
Sigla: D'Ancona | 1914
Riferimento: P. D'Ancona, La miniatura fiorentina (secoli XI-XVI), II voll., Firenze 1914
Pagine: II, p. 813 n. 1603
Sigla: Levi D'Ancona | 1962
Riferimento: M. Levi D’Ancona, Miniatura e miniatori a Firenze dal XIV al XVI secolo. Documenti per la storia della miniatura, Firenze 1962
Pagine: pp. 247, 249
Sigla: Garzelli | 1985
Riferimento: A. Garzelli, Le immagini, gli autori, i destinatari, in Miniatura fiorentina del Rinascimento: 1440-1525. Un primo censimento a cura di A. Garzelli, I, Firenze 1985
Pagine: p. 348
Sigla: Il Duomo di Firenze | 1988
Riferimento: Il Duomo di Firenze. Documenti sulla decorazione della Chiesa e del Campanile tratti dall'Archivio dell'Opera per cura di Giovanni Poggi, vol. II, parti X-XVIII, edizione postuma a cura di M. Haines, Firenze 1988
Pagine: p. 77 n. 1822
Sigla: Tacconi | 1999
Riferimento: M. S. Tacconi, Liturgy and Chant at the Cathedral of Florence: A Survey of the Pre-Tridentine Sources (Tenth-Sixteenth Centuries), Ph. D. Dissertation, Yale University 1999
Pagine: p. 230
Sigla: Tacconi | 2005
Riferimento: M. S. Tacconi, Cathedral and civic ritual in Late Medieval and Renaissance Florence: the service books of Santa Maria del Fiore, New York 2005
Pagine: pp. 9, 177, 190-197