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Miniature K.2 L.2, n. 10
Caratteristiche codicologiche
Segnatura: K.2 L.2, n. 10
Segnatura vecchia: K.2 (prima unità codicologica); L.2 (seconda unità codicologica)
Segnatura 1952: n. 10
Data: 1513 - 1519 (documentazione)
Provenienza: Duomo
Materiale: membranaceo
Misure: prima unità codicologica: mm 640 x 470; seconda unità codicologica: mm 650 x 470
Carte: prima unità codicologica: cc. I + 89 + I’ (cc. 1-8, 9, 10-93, 94, 95, 96-97: cc. 52-53, 84-89 mancanti; carte di guardia cartacee); seconda unità codicologica: cc. 118 (cc. 1-136: cc. 90-108 mancanti; 114bis)
Numerazione: coeva a inchiostro rosso in cifre romane al centro del margine esterno; dove mancante, è presente una numerazione moderna a matita in cifre romane
Fascicolazione: 1-10 (8), 11 (9), 12-30 (6), 31 (4)
Specchio scrittura: prima unità codicologica: 55 [470] 115 x 80 [318] 72; rr. 24/ll. 4 + 4 tetragrammi; seconda unità codicologica: 65 [463] 122 x 76 [320] 74; rr. 22/ll. 11
Notazione musicale: quadrata nera su tetragramma rosso
Scrittura
Littera textualis di almeno due mani: una prima mano è simile a quella presente negli altri manoscritti coevi facenti parte dello stesso ciclo (cc. 1r-93v, 95r-95v); una seconda mano è presente nella seconda parte del codice (cc. 1r-136r); la seconda mano (o comunque una mano diversa da quella presente nella prima unità codicologica) potrebbe essere anche alle cc. 9r-9v, 94r-94v, 96r-97v appartenenti alla prima unità
Legatura
mm 740 x 515 x 165; moderna; assi rivestite in cuoio marrone, su entrambi i piatti: fornimenti cantonali e centrali in ottone con decorazioni a palmette stilizzate e racemi applicati in placchette (sec. XVII?), borchie; due bindelle con tenoni, 7 nervi sul dorso e puntali
Restauri
Data: 12 novembre 1966 - dicembre 1969
Laboratorio: Istituto Restauro del Libro della Città del Vaticano
Note: Arresto del processo di decomposizione; gli interventi risultarono insufficienti per la salvaguardia del Corale.
Data: 15 dicembre 1969 - 28 maggio 1975
Laboratorio: Istituto per la Patologia del Libro "Alfonso Gallo" di Roma
Note: Al momento del primo intervento di restauro, il codice presentava danni rilevanti alle legature (rigonfiamenti, rottura di assi, distacco e perdita parziale di alcune coperte), gravissime ondulazioni, deformazioni ed irrigidimento delle pergamene, diffuso attacco di microrganismi sulle legature e sui fogli, sbiadimento e dilavamento dei colori, distacco dei colori dai fogli originali e loro passaggio agli interfogli, incollamento dei fogli originali sugli interfogli. Si rese quindi necessario il distacco delle carte dalle legature e la pulitura delle medesime; la deumidificazione, la disinfezione a causa degli attacchi da microrganismi; dopo questo primo intervento, il codice venne finito di restaurare nel laboratorio fiorentino.
Data: 16 aprile 1980 - 12 marzo 1981
Laboratorio: Ditta Masi
Note: Al momento del restauro, finanziato dal Dipartimento Istruzione e Cultura della Regione Toscana - Servizio Beni Librari, le carte si presentavano molto rovinate, fragili, corrose da muffa, attaccate tra di loro e mancanti di pezzi. In generale, durante quest'ultimo intervento, è stato eseguito il controllo della numerazione, l'incisione con bisturi della cucitura, il distacco delle sezioni con stecca d'osso, la sfascicolazione dei quaderni, la loro scucitura e il fissaggio dei colori; le carte bianche messe dopo l'alluvione come interfogliamento erano talmente attaccate da dover essere rimosse con il bisturi. Le carte membranacee sono state lavate, ammorbidite e stirate; le parti mancanti sono state reintegrate con carta giapponese e tutte le carte sono state imbrachettate, riformando i quaderni come in origine. Infine, il codice è stato ricucito "alla cappuccina" con otto corde doppie, rilegato in tutta pelle di vitello nuova con assicelle interne; dopo essere stati puliti e restaurati, sono stati rimessi gli angoli, le placche centrali, i chiodi originali e sono state rifatte le bindelle.
Stato di conservazione
Buono stato di conservazione; restaurato a causa dei numerosi danni riportati in seguito all’alluvione del 1966
Descrizione interna
Miniatura di pennello:
15 iniziali figurate
Miniatura di penna:
436 iniziali filigranate
164 iniziali rubricate
La decorazione miniata è presente soltanto nell'unità codicologica che contiene il Kyriale: le iniziali figurate sono caratterizzate da un corpo decorato con foglie lanceolate e fiori che vanno a formare la coda ornata con bottoncini dorati e fregetti; il campo è realizzato in foglia d’oro.
Le iniziali filigranate (es. Q a c. 74r di mm 110 x 110) hanno il corpo fesso azzurro o rosso con decorazioni floreali, il fondo e il campo sono di colore alternato con decorazioni geometriche e fitomorfe stilizzate; alcune presentano clipei o decorazioni diamantate. Di queste 39 sono decorate.
164 iniziali rubricate in rosso (es. E a c. 35r di mm 43 x 42).
Lettere grosse in inchiostro nero.
Contenuto liturgico:
Il codice è composto di due parti scritte in due momenti diversi: la prima parte (cc. 1-97) contiene il Kyriale con l’agenda dei morti (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei), la seconda contiene l'Antifonario con il Comune dei Vespri (apostoli ed evangelisti; cc. 1-136).
Autori
Notizie storico-critiche
Nell’Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera (pp. 16-17) il codice è datato al XVI secolo e le miniature sono attribuite a Monte di Giovanni con riferimento al Milanesi (1850, p. 209) e al D’Ancona (1914, II, p. 689 n. 1419).
Il codice è composto di due parti scritte in due momenti diversi: la prima parte (cc. 1-97) contiene il Kyriale con l’agenda dei morti (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei), la seconda contiene l'Antifonario con il Comune dei Vespri (apostoli ed evangelisti; cc. 1-136).
Il testo è omogeneo fino a c. 93 e i canti successivi sono contenuti nel Corale K.2 P.2, n. 37 la cui numerazione, coeva alla scrittura del codice, parte dal numero 94. Il corale è composito: contiene una parte con il Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei e una parte con il Comune dei Vespri (Tacconi 1999, p. 176 nt. 113). Il Milanesi (1850) specifica, infatti, che si tratta di due "Antifonarii segnati K 2a L 2a legati in un sol volume. Di carte 93 e 136".
Il codice fa parte del nuovo ed ultimo ciclo di quattordici Graduali e diciotto Antifonari commissionati dall’Opera del Duomo tra il 1508 e il 1526, tutti eseguiti dai più importanti artisti fiorentini e caratterizzati dalle grandi dimensioni e dalle pagine di ampio respiro; dal momento che sono presenti soltanto quattro tetragrammi e quattro righe di testo in ciascuna carta, ogni volume include solo una breve parte dell’anno liturgico ma insieme ne costituiscono l’intero ciclo (Tacconi 2005, p. 175).
In questo codice compare lo stemma con l'Agnus Dei, simbolo dell'Arte della Lana, protettrice dell'Opera del Duomo. Nel 1331, infatti, la cogestione comunale ed ecclesiastica assegnò all'Arte della Lana la responsabilità dell'Opera di Santa Maria del Fiore e, nel 1413, una Bolla papale garantì alla stessa Arte la gestione dei beni della sagrestia della Cattedrale; lo stemma diventa, così, un'inequivocabile testimonianza della provenienza del codice da Santa Maria del Fiore. Invece, la presenza del giglio e della croce del Popolo, anche nelle iniziali filigranate, fa parte del programma di glorificazione dei simboli civici, politici e religiosi della città di Firenze la cui massima espressione fu il rientro dall’esilio della famiglia Medici nel 1512 e l’elezione a papa di Leone X de’ Medici l’11 marzo 1513. In questo codice compare anche lo Stemma dei Priori di Libertà (c. 65v), la cui carica di magistrato era rappresentata dal Gonfaloniere di Giustizia; questo ruolo venne tenuto da Pier Paolo Soderini fino al 1512 quando, con il ritorno dei Medici, la reggenza passò ai discendenti di Lorenzo il Magnifico.
Le celebrazioni che dovevano avere luogo all'interno del Duomo sono ricordate nella miniatura a c. 1r, ormai quasi del tutto evanita, ma già danneggiata ai tempi dell'inventariazione del 1958 e della campagna fotografica precedente il 1966. Nonostante le estese lacune pittoriche, nelle vecchie foto è possibile riconoscere una veduta del coro del Duomo e, nel registro superiore, una serie di armi medicee, fiaccole e una cornice con le figure dei dodici apostoli: tutte decorazioni che forse dovevano essere parte di un padiglione che serviva per abbellire l'altare durante la messa di Natale celebrata da Leone X durante il suo soggiorno fiorentino (Tacconi 2005, pp. 181-184).
Tutti i cicli corali, o quanto di loro rimane ora conservato in Archivio, sono abbondantemente citati negli Inventari, in particolare nell'Inventario dei libri di coro del 1663 (AOSMF, V-3-39, pp. 8-9 n. 7; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 341-369), dove è data una breve descrizione dei contenuti e di tutte le iniziali miniate in ciascuno di essi, l'Inventario del 1822 (AOSMF, XI-8-1, n. 34; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 373-376), dove ne vengono dati i contenuti e la segnatura in lettere che segue la successione all'interno dell'anno liturgico, e l'Inventario dei libri di coro del 1862 (AOSMF, XI-8-4; per la trascrizione cfr. Tacconi 1999, pp. 377-378) dove vengono proposte le attribuzioni ai soli miniatori cinquecenteschi. Per quanto riguarda il Corale K.2 L.2, n. 10, possiamo confermare che costituiva un unico codice con il Corale K.2 P.2, n. 37 poiché nell'Inventario del 1663 sono catalogati come un unico manoscritto e risulta ancora completo di tutte le iniziali miniate fino a quella di c. 92r; nell'Inventario del 1822 erano ancora legati in un unico codice numerato K2, così come nell'Inventario del 1862 poiché possono entrambi ritenersi "un sol volume" segnato K2 L2; l'attribuzione delle miniature, che già nel 1862 faceva riferimento al Milanesi, era riferita a Monte di Giovanni.
Possiamo restringere la datazione del codice agli anni compresi tra il 1513 e il 1519 in base ad alcuni documenti di pagamento riferibili alle diverse maestranze che operarono alla completa realizzazione del ciclo corale, pagato durante il provveditorato di Giovanni Cappelli. La scrittura di un primo gruppo di Antifonari e dei Graduali, commissionata nel 1513 e protrattasi fino al 1519, la loro notazione musicale e la rigatura delle carte si devono all'opera del monaco camaldolese Filippo di Polidoro (AOSMF, Delib., 1507-1515, II-2-11, c. 131t; AOSMF, Entr. e Usc., LXX, VIII-3-70, c. 26t; AOSMF, Deb. e Cred., DD, VII-1-51, cc. 68, 105; AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, cc. 96-97; AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 33); il cartolaio presso il quale era solita rifornirsi l'Opera del Duomo era Domenico di Giovanni di Parigi (AOSMF, Delib., 1507-1515, II-2-11, c. 130; AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, c. 97; AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 9) che, insieme al figlio Giovanni, si occupò anche delle legature in cuoio terminate nel 1519 (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, c. 97; AOSMF, Deb. e Cred., EE, VII-1-52, c. 28); i fornimenti in ottone di ciascun codice, che comprendevano 8 cantonali, 2 rosoni, 80 "bullette", 40 chiodi, 4 paia di "afibbiatoi" e 2 "regitoi", furono realizzati tra il 1517 e il 1518 da Niccolò di Francesco di Arringo (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, cc. 60t, 84t, 86); infine, numerosi documenti sono inerenti alle commissioni tra il novembre 1513 e il giugno 1515 (AOSMF, Stanz., 1505-1513, II-4-23, c. 160; AOSMF, Quad. di cassa, CXXX, VIII-1-130, c. 50; AOSMF, Stanz., 1514-1522, II-4-24, cc. 5, 10, 13) e al pagamento, protrattosi fino al 1521, delle miniature realizzate da Monte di Giovanni tra il 1 luglio 1515 e il giugno 1519 per cinque "antifanali" (AOSMF, Stanz., 1517-1519, II-4-6, cc. 129t-131; AOSMF, Memoriale seg. D., 1516-1524, II-4-25, c. 63t; AOSMF, Deb. e Cred., FF, VII-1-53, c. 50) identificabili con il Kyriale K.2 L.2, n. 10, il Graduale R, n. 13, l'Antifonario O, n. 23, il Graduale A.2, n. 15 e il Graduale E.2, n. 7.
Proprio nel resoconto delle miniature viene descritto il lavoro per un "libro de' chiri" contenente: "1o principio dina[n]zi coll'arme dell'arte da piè [...] 20 lettere di pennello [...] 383 lettere di penne rosse et azurre"; inoltre il miniatore si occupò anche della segnatura delle carte a penna e inchiostro rosso.
Le miniature trovano una corrispondenza abbastanza precisa con quelle contenute nel Kyriale K.2 L.2, n. 10: in esso, infatti, sono presenti una iniziale figurata caudata K a c. 1r con Chierici in coro e, nel margine inferiore, tre medaglioni con lo Stemma dell'Arte della Lana e il Monogramma dell’Opera del Duomo nei due laterali; 14 iniziali fogliate caudate con figure al loro interno (di pennello) alle quali si aggiungono 6 iniziali filigranate con figure nel fondo della lettera realizzate a pennello e a monocromo.
Fonti
Riferimento: AOSMF, II-4-6, cc. 96, 129t-131
Riferimento: AOSMF, VII-1-52, c. 33
Riferimento: AOSMF, Inventario dell’Archivio Musicale dell’Opera, sala di studio, edizione dattiloscritta 1958, pp. 16-17
Riferimento: AOSMF, XI-8-1, n. 34
Riferimento: AOSMF, XI-8-4
Riferimento: AOSMF, V-3-39, pp. 8-9 n. 7
Bibliografia
Sigla: Nuove indagini | 1850
Riferimento: Nuove indagini con documenti inediti per servire alla Storia della Miniatura italiana, a cura di G. Milanesi, C. Milanesi, C. Pini, Firenze 1850
Pagine: pp. 164-171, 209 n. XXIII, 333-338 n. X
Sigla: D'Ancona | 1914
Riferimento: P. D'Ancona, La miniatura fiorentina (secoli XI-XVI), II voll., Firenze 1914
Pagine: II, p. 689 n. 1419
Sigla: Il Duomo di Firenze | 1988
Riferimento: Il Duomo di Firenze. Documenti sulla decorazione della Chiesa e del Campanile tratti dall'Archivio dell'Opera per cura di Giovanni Poggi, vol. II, parti X-XVIII, edizione postuma a cura di M. Haines, Firenze 1988
Pagine: pp. 68-76 nn. 1796-1798, 1800-1807, 1812, 1814, 1819
Sigla: Tacconi | 1999
Riferimento: M. S. Tacconi, Liturgy and Chant at the Cathedral of Florence: A Survey of the Pre-Tridentine Sources (Tenth-Sixteenth Centuries), Ph. D. Dissertation, Yale University, 1999
Pagine: pp. 174, 176, 232
Sigla: Tacconi | 2005
Riferimento: M. S. Tacconi, Cathedral and civic ritual in Late Medieval and Renaissance Florence: the service books of Santa Maria del Fiore, New York 2005
Pagine: pp. 10, 178, 181-184, 227-228, 230